Happy 2nd VDBirthday
Quando, circa due anni fa, ho creato per gioco il primo gioiello, non avrei mai pensato di trovarmi oggi qui a festeggiare il secondo compleanno!
Non mi piace parlare di passione o di intuizione, VD Italy è un impulso, un istinto inevitabile. Sono io che leggo e scrivo ogni giorno una storia, non una storia d’amore, una storia e basta. Una di quelle che tanto mi piace raccontare, una storia di pioggia e di sole, d’attesa e passione, d’amicizia e condivisione, di tempo e costruzione, di sintonia ed incomprensioni, di silenzi e rumori. Non è una storia d’amore, è una storia e basta. Con dentro l’amore, certo. O forse è proprio amore, con dentro una storia.
O forse è solo una folle ragazza che un giorno ha capito che le cose belle profumano di casa, di affetti ritrovati, di piccoli gesti di cura, di equilibrio interiore.
Tutto è cominciato rompendo e ricomponendo vecchi pezzi di gioielli di mamma, con un budget. Eppure, ricordo la cura con cui coccolavo e nutrivo quella piccola bozza, convinta che “qualcosa” prima o poi di buono ne sarebbe venuto fuori.
Il punto, se mi fermo a pensare, è che davvero non so da dove sia uscita VD. Non ho mai avuto un sogno preciso riguardo al “fare l’imprenditrice”: è qualcosa che mi è piombato addosso e se penso ai ruoli che svolgo, mi spavento solo a dirli.
Non è tutto semplice, devi tutelarti, devi guadagnarti la fiducia e il rispetto di altri imprenditori, più grandi, spesso più esperti e soprattutto uomini. Se hai 25 anni e sei donna, qualche muro in più devi abbatterlo.
Se oggi mi chiedete come sto, come mi sento, io rispondo: felice. Oltrepassando ancora un muro, quello che riguarda le categorie predefinite di successo, risultati e approvazione "erga omnes", sono quasi una pecora nera ma, senza mandarlo a dire, io sono proprio felice e, sul cuscino accanto a me ogni sera, sogna una magica incomprensibile creatura che porta le mie iniziali e che riesce sempre, nonostante la stanchezza, a far chiudere il cerchio, a ridare un senso al resto, a far battere il cuore e impazzire il cervello.
Negli ultimi 365 giorni non sono state rare le notti insonni, le sveglie al buio per dar vita ad un’idea che non vuole attendere le prime luci dell’alba. Guardando indietro, quelle 12 ore giornaliere al lavoro “da dipendente” mi sembrano così poche al confronto e capisco che è vero, ha ragione Lori Greiner: “Gli imprenditori sono disposti a lavorare 80 ore a settimana per evitare di lavorare 40 ore a settimana.”
E così, due anni dopo, che a tratti sembra un’eternità e a volte sembra trascorso solo un momento, scopro di aver realizzato un sogno che non sapevo di avere e con trepidante entusiasmo, non vedo l'ora di scoprire quel che verrà, con la certezza che “Se non costruisci il tuo sogno, qualcuno ti ingaggerà per aiutarlo a costruire il suo.”